I PIR: cosa sono e perchè sono l'opportunità più grande per le PMI

I PIR sono dei veicoli di investimento che possono ospitare varie tipologie di strumenti finanziari: azioni, obbligazioni, quote di fondi, derivati e anche liquidità.

I PIR sono rivolti solo alle persone fisiche e sono individuali e non sono ripetibili. Ciò significa che un singolo PIR non può essere sottoscritto da un’azienda, non è cointestabile e ne può essere sottoscritto solo uno a testa nella vita.

I PIR non hanno una durata minima e massima, possono essere anche per tutta la vita. La legge però prevedere un vincolo temporale minimo di 5 anni per offrire agevolazioni fiscali.

I PIR offrono un vantaggio fiscale sugli utili: in pratica, non si devono pagare le imposte su capital gain e rendimenti (12,5% sulle cedole e utili relativi a titoli di Stato e 26% su azioni e obbligazioni). Se al termine dei 5 anni dell’investimento non ci saranno utili, ma perdite, il risparmiatore dovrà rispettare le regole generali dei fondi per il credito di imposta.

I PIR sono esenti dall’imposta di successione. La cifra può diventare importante nell’asse ereditario di un investitore privato. Ad esempio un rendimento annuo del 2% su un investimento di 30 mila euro per 5 anni (150mila alla fine del quinquennio) dopo 10 anni, l’utile atteso è di 25.818 euro con un risparmio di 6.713 euro di tasse (pari a circa il 4%) sul capitale versato.

I PIR prevedono un investimento minimo di 500 euro e un investimento massimo di 30 mila euro l’anno. Il limite in 5 anni è fissato a 150 mila euro. I versamenti possono essere rateizzati come in un Piano di accumulo (PAC).

I PIR hanno vincoli stringenti di investimento che premiano le piccole e medie imprese, ma lasciano la possibilità di impiegare almeno il 30% del portafoglio in qualsiasi strumento, compresi depositi e conti correnti. In particolare:

  • almeno il 70% del valore complessivo dei PIR deve essere investito in strumenti finanziari emessi o stipulati da imprese residenti in Italia o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti allo Spazio Economico Europeo aventi attività stabile in Italia.
  • di questo 70% almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari emessi da imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE Mib di Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati: quindi le PMI "normali".
  • la liquidità può arrivare al massimo al 30% per almeno i due terzi di ogni anno solare e il peso di un singolo emittente non può superare il 10% del portafoglio, liquidità in conto corrente compresa.
Partiti per raccogliere un 1 miliardo in tutto il 2017, a maggio ne hanno già raccolti ben 3 e , visto che saranno mantenuti per 5 anni ci sarà una massa di liquidità enorme a disposizione. Le PMI però per poterla sfruttare dovranno essere pronte , strutturate organizzativamente, strutturalmente , managerialmente e soprattutto con idee ben precise sugli obiettivi da raggiungere e come farlo. 
Il rischio è di venire inondati da una massa di liquidità che non trovi poi dove essere investita.